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Non c'è rosa senza rose.

Dal diario del Viandante 23 maggio 2013

 

E siamo finalmente giunti nel posto dal nome impronunciabile, ma andiamo con ordine.

La teutonica organizzazione dell'Albergue di Roncesvalles è gestita con precisione cronometrica da olandesi. Con € 2,70 mi risolvono il problema del lavaggio e asciugatura deu miei panni fangosi e fradici, riconsegnandomeli dopo alcune ore (poche, in verità) in perfette condizioni. 

Sembra una notizia di poco conto, ma avere la roba pulita da indossare domani mi mette di ottimo umore e decido di prenotare la "cena del pellegrino", che detta così suona anche male, ma per 9 euro che cosa si può pretendere? 

Mentre torno all'Albergue incontro Ottavia, la giovane e temeraria ungherese che aveva scelto con altri 4 giovani di passare dalla parte alta, che mi racconta la sua avventura nella nebbia, nel freddo e nella pioggia. Una scena da Macbeth.

Ho la conferma che ho fatto la scelta giusta nell'affrontare la prima tappa da Valcarlos, avventurarsi da soli in quell'inferno era oltremodo rischioso. Camminare in quelle condizioni, significava reggere il passo del capofila, o rischiare di perdersi nella nebbia.

L'Albergue di Roncesvalles ha camerate grandissime, ma ogni coppia di letti a castello, è divisa da una paretina di legno dalla successiva e contiene un armadietto per ogni pellegrino.Nella mia "cameretta" sono ospitati, oltre al sottoscritto, un francese, un argentino e un'olandese...sembra di stare in una di quelle barzellette che ci raccontavamo alle elementari.

L'ora della cena (20.30) si avvicina rapidamente. Mi reco al ristorante qualche minuto prima e alla 20 e 30 in punto viene aperta la porta della sala da pranzo. Un gentile, ma risoluto cameriere ci indica i posti dove sederci, dopo averci chiesto la nazione di provenienza.A me tocca un tavolo a due posti con un dirimpettatio di nome Bernard, un belga emigrato in Svezia da quando aveva 20 anni.

Mangiamo spagnolo e parliamo in inglese e in un lampo arriviamo alle 21.30 e alla fine della cena. Si formano gruppetti ai tavoli dell'attiguo bar per la vuotatura di pinte di birra. Sono stanco. preferisco andare a letto, anche perché il portone dell'Albergue si chiuderà inesorabilmente alle 22.00 e la fortezza si trasformerà in dormitorio.

Non sono abituato ad andare a letto così presto, ma la stanchezza ha il sopravvento.

Mi addormento come un sasso e mi sveglio alle 3.00. Sonnecchio fino verso le 6.00, quando devo alzarmi sul serio: le api operose sono improvvisamente tutte all'opera, scatenate e sciamano fra gli zaini e i preparativi.

Non so se riuscirò ad adattarmi a questa follia, ma la morale è che alle 7.20 passo davanti al famoso cartello stradale "SANTIAGO DE COMPOSTELA 790".

Passo dopo passo, la camminata di oggi si è sviluppata e, piano piano,  sono riuscito ad arrivare, ma il trauma è stato grosso. Ad ogni buon conto, il tragitto di oggi è stato fiumi, torrenti e fango, tanto fango. Le piogge incessanti degli ultimi tempi, che certo non mi aspettavo di questa stagione, hanno reso la Navarra una specie di Svizzera bagnata con tanto di vacche al pascolo.

Il tratto più divertente di tutto questo sono i ciclisti, quelli che percorrono il Camino in bicicletta e che quest'anno riceveranno il premio nobel per l'infangamento più consistente.

Arrivo a Zubiri senza grossi traumi, dopo aver conosciuto per strada Roberto, pellegrino novarese esodato di 54 anni. Ho fame e sete e un negozio di alimentacion mi fornisce tutto il necessario per calmare questi fastidiosi sintomi.e cioé un bocadillo di jamon e queso, tre pere, una mela e un litro di succo d'arancia. Il tutto alla "modica" cifra di € 7,43. Nessuno tocchi il pellegrino.

L'arrivo a Larrasoaña è una promessa, il paese è piccolissimo, ma molto, molto carino.

Purtroppo l'Albergue è un vero cesso, umido e brutto, con troppi malfunzionamenti non risolti e una genitle signora che ti comunica che è così e che non può farci nulla, se non ci va bene, possiamo cercare altrove, che è proprio la frase che uno che si è fatto 27 chilometri a piedi vuole sentirsi dire, ma che potrebbe generare una reazione riprorevole.
Se penso all'organizzazione perfetta di ieri e allo scempio dell'Albergue dove passerò la notte, mi chiedo dove ho sbagliato. L'Albergua Municipal di Larrasoaña è fatiscente, bagnato (invece che umido), gestito da una petulante signora navarrese che trasuda la sua arroganza di dipendente pubblico da ogni singolo poro.
Comunque sia, questo è e questo ci dobbiamo far piacere; se avessi voluto un albergo a 5 stelle, avrei dovuto orientarmi verso tipologie diverse di viaggio.

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