
Il Cammino di Santiago
da laico

... e i passi continuano...
Dal Diario del Viandante
Portomarin 19 junio 2013
Sono le 8 .00 quando si parte da Ponfrìa, giornata a tratti piovosa. Mano a mano che le alture si allontanano ho come la sensazione che il tempo migliori, ma non so se è solo un'illusione.
Nella discesa veso Calvor ho l'opportunità di mangiare un boccadillo ai totani fritti.... siamo in Galizia, i molluschi cefalopodi sono un must.
Dopo altri 5 km. altra sosta per un bicchiere di vino e una lezione di "gallego" curata da un avventore gentilissimo, al quale avevo chiesto lumi sullo strano uso del "x" che avevo trovato nei vari cartelli che avevo incrociato da quanto avevo lasciato la Castilla.
Calvor arriva prima del previsto e si prosegue di buona lena verso Sarria.
Nemmeno a dirlo, l'albergue municipal di Sarria è al completo, incontriamo un Albergue privato a un prezzo ragionevole. È fatta. Stanza con 8 posti letto, Ristorante dell'albergue con piatti caldi a prezzi irrisori e a nanna presto.
Dopo l'arrivo, avevo recuperato una nuova "credencial" alla cattedrale di Sarria, per la modica spesa di € 1,50, perchè la mia era quasi al completo, dopo, avevo fatto un giro della città, in cui mi ero convinto che queste piccole cittadine spagnole sono proprio godibili.
Comunque sia, a letto presto e sveglia alle 6.30, alle 7.30 partenza. Piove, o quasi, mi fermo dopo nemmeno 10 minuti per fare colazione, cafè con leche e tarta del almendras.
Mentre mi allontano da Sarria, mi rendo conto che l'orda italica è cresciuta, tanto da sembrare l'italiano la lingua più diffusa fra i pellegrini in cammino..
Dopo un'ora e mezzo circa, è bene concedersi una pausa e buttar giù qualcosa, nel mio caso un succo d'ananas, dopo altre due ore e rotti altra fermata con sopa del lentejas y pan.
Il piede destro mi fa un male cane, si è formata una vescica molto grossa, proprio sul punto di spinta della pianta del piede. Il dolore si attenua leggermente nel rpimissimo pomeriggio, forse per merito dei muscoli riscaldati e anche del benefico effetto psicologico che la visione di Portomarin mi regala. Mi sento un po' rinfrancato.
Sono le 15.30 quando ottengo un posto letto nell'albergue municipal, posto alle spalle della chiesa fortezza di San Juan (anche detta di San nicola) una sorta di via di mezzo fra la chiesa romanica e una fortezza medievale, costruita dai "Cavalieri Ospitalieri dell'Ordine di San Giovanni". Faccio un giro per andare a vedere da vicino questa strana meraviglia e ne approfitto per far apporre il "sello" sulla mia credenziale ormai strapiena.
Incontro nuovamente Jimena, col ragazzo che avevo incontrato al bar di Trabadelo. Mi dice che non si fermano e che proseguono verso Barbadelo, li saluto con affetto.
Torno all'albergue e mi si prospetta una cena a base di pasta al pomodoro con le compagne e i compagni di queste ultime tappe, ai quali si è aggiunto in modo estemporaneo un pellegrino milanese.
Nel corso della cena, le ragazze esprimono la volontà di arrivare a Santiago entro domenica, per lo spettacolo del botafumero. Non credo di essere in condizione di fare marce forzate, e non so come reagirà il mio piede. Ma da come mi sento in questo momento difficilmente potrò tenere il loro passo Arriverò quando arriverò. a questo punto sopo oltre 700 km. percorsi, devo valutare giorno per giorno le forze che mi restano e se non arriverò domenica, arriverò lunedì o martedì o quando sarà.
L'unica cosa che veramente auspico è che il tempo sia benevolo, a complicarmi la vita ci pensa già il mio fisico.