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Parlare e sentire.

 

Forse la fisica quantistica non è così stramba come si pensi. L'idea che la materia si adatti a ciò che uno si aspetta di vedere o di sentire , quando non di percepire, non è così peregrina.

In realtà erano decenni che pensavo al "Camino", ma da pochi anni ho cercato di mettere a fuoco la presenza nel mio spirito della volontà e della forza per partire, di affrontare questa sfida impossibile, con l'animo di chi non ha sfide, né dimostrazioni da esibire.

Ci sono sempre motivi che spingono un singolo a fare una cosa da singoli.

Nel mio caso ci sono risposte che stanno cercando delle domande adeguate, fuori dal novero delle banalità quotidiane, che costituiscono, poi, il muro portante della vita.

Ma perchè queste risposte si possano accompagnare alle loro domande, c'è la necessità che la fatica e la solitudine siano gli aguzzini, i compagni, i confidenti e gli amanti per un periodo ragionevolmente lungo.

Ammiro chi si appresta o chi ha già compiuto questo tragitto per fede. In effetti, nutro ammirazione per chi professa una fede di qualsiasi genere, perchè significa che ha trovato quello scaffale remoto dove le risposte hanno incontrato le domande giuste e con esse si sono apparentate.

Non appartengo all'umanità fortunata e baciata dalla buona sorte, mi colloco, semmai, in quella minoranza che ha fatto della capacità di pensare e percepire, un proprio faticoso cammino nella conoscenza della vita, senza assurgere per questo alla presunzione positivista "tout.court".

Il pensiero di colui che cerca non è meno nobile della fede di colui che crede.

Ed è singolare che la Congregazione di San Giacomo riconosca pari dignità sia alle motivazioni religiose, che a quelle spirituali, categoria quest'ultima, che sconfina nella ricerca filosofica, antropologica e psicologica.

In fondo non c'è nessuna vergogna ad ammettere che rallentare il proprio ritmo di vita per riportarlo a schemi medievali, porta a un diverso approccio con sé stessi prima che col mondo che ci circonda, seppure anche il mondo venga inevitabilmente vissuto diversamente, rispetto al modo conflittuale che ci accompagna nelle giornate della nostra vita ordinaria.

Forse è questa una delle prime risposte che cercano cittadinanza nella domanda "ma si deve necessariamente vivere così?". Appare scontato il "no" di risposta, ma quasi sempre non c'è un seguito di approfondimento sulle ragioni della negazione.

Questo è forse il mio "camino", la ricerca dell'altra vita mentre ancora stiamo transitando nella "valle di lacrime", perchè siamo certi che esista, ma non sempre abbiamo sensori adeguatamente sviluppati per percepire la strada da intreprendere.

Su questo sentiero della mente, le indicazioni delle conchiglie possono aiutare a concentrare maggiormente il pensiero sugli aspetti fondamentali, liberando finalmente dal peso delle inutilità quotidiane la visione del passato, del presente e del futuro.

 

20 aprile 2013

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