top of page

Non è finita qui.

 

È passato un mese e una nuvola temporalesca di pensieri non lascia la mia testa.

Interrogarsi su quello che ho fatto, sul Camino e sul suo significato sta diventando una matassa inestricabile come il nodo di Gordio. Il problema è che non ho una spada e non mi chiamo Alessandro.

Col passare dei giorni, l'esperienza è sempre molto viva e ancora da sondare nelle tracce che ha lasciato, sia nel fisico, che nello spirito.

Troppi aspetti mi sfuggono, o non riesco a inserirli nei recinti delle mie categorie, che per quanto ampie, sono pur sempre recinti.

Già si fa strada la voglia di fare il Camino Aragonese, o nuovamente quello frances, nel convincimento che sarà comunque un'esperienza diversa, che solleticherà nuove curiosità e nuovi stimoli nella ricerca che non riesco a portare avanti.

Forse questa è una delle chiavi di lettura che più mi piace, il Camino de Santiago non suscita reazioni immediate, ma spunti per riflessioni su cui trascorrere i mesi successivi, fino a quando non si raggiunga una metabolizzazione soddisfacente, proprio in quanto è un'esperienza variabile, che non ha un percorso predefinito, ma come la retta, contiene infiniti punti fra St.Jean Pied de Port e Santiago de Compostela..

 

24 luglio 2013

bottom of page