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La fatica cresce

Dal diario del Viandante

El Burgo Ranero 6 junio 2013

 

E altri 28 sono fatti. 

Ma partiamo da ieri. Ci ritroviamo nel giardino del "Jacques de Molay" con i due amici catalani, con i tre compagnons francesi, il menestrello pellegrino americano, la mia vicina di letto francese (la vicina e non il letto), Roberto, operaio in pensione di Varese, gli sposini Marco e Michela da Roma, Ramon da Barcellona, marinaio alle Baleari, più altri con cui scambiamo il saluto da diversi giorni e che, ormai, fanno parte di questa grande famiglia in movimento.

Si chiacchiera, si scherza in varie lingue, bagnandosi la bocca con birra o altre bevande, mentre tutti cerchiamo di recuperare un po' di energie, di forze.

Alle 19,00 si cena. l'hospitalero distribuisce i posti a tavola, Roberto e io veniamo assegnati a una tavolata francese (i tavoli sono da 8). La mia vicina di letto è anche la mia vicina di tavolo. La conversazione si svolge per lo più in francese (hanno la supremazia numerica) e verte su vari temi, ovviamente inerenti al Camino.

A fine cena saluto cordialmente tutti i miei commensali e mi avvio verso la nanna, la giornata è stata stancante.

Notte in camera a cinque, con un solo contrabbasso professionista.... tutto sommato un lusso.

Alle 6.00 i primi movimenti e ci si desta. In virtù del dolore alle gambe, decido che la colazione sarà assunta prima dei primi passi della giornata.

Pane tostato, burro, marmellata, café con leche e una pasta.

La mia vicina di cena e di letto, ora diventa anche mia compagna di colazione. Si chiama Emanuelle, non si sa cosa faccia per vivere, ma è di sicuro una persona con una alto livello di istruzione, molto curata, piuttosto carina e in una fascia che naviga fra i quaranta e i cinquanta.

Sta facendo il Camino  da Le Puy (fino ad allora sconosciuta, per me, località della Francia), uno scherzo da 1.400 km., finiti i quali ha in animo di ripartire da Le Puy alla volta di Gerusalemme, passando per l'Italia.

Nella conversazione il tempo vola e ci ritroviamo alle 8.00. È ora di andare. Ci salutiamo e parto.

A San Nicolas del Real Camino mi concedo un intermezzo a base di frutta e acqua, mezz'ora di pausa e on the road again.

Arrivo a Sahagun, centro geografico del Camino de Santiago e passo sulla pietra che celebra la particolarità di questa posizione. Il centro della città mi accoglie sotto un acquazzone piuttosto fitto, mentre sono in corso i preparativi per un "encierro" sul genere di quello di Pamplona.

Faccio questo tratto di percorso con Joaquìn, catalano di Girona. La pioggia insistente ci convince a una sosta nell'albergue municipal, in cerca di riparo. Sembra un albergo a un tot di stelle. La singora della receciòn, ci offre la sua assistenza e ci consente di riposarci un poco. 

Spiove, Joaquìn si trattiene per farsi delle medicazioni, io riparto per attraversare la città e proseguire alla volta del Burgo Ranero. All'altezza dell'arco di Benito (sic!) incontro i due amici catalani, uno dei quali è tormentato dalle vesciche ai piedi. Si fermeranno lì per la notte e ritorneranno a casa, il Camino verrà terminato un'altra volta.

Proseguo verso Calzada del Coto. Ci arrivo in 3/4 d'ora. Quel punto propone una deviazione. Decido di seguire il percorso originario fino a Berciano del Camino. Nel frattempo ha, finalmente, smesso di piovere. C'è un po' di timido sole e non manca la ventilazione.

Il paese è brutto come pochi, la Calle Real è costituita da una fili initerrotta di case in fango e paglia. Case? ma non scherziamo, vedo una con un buco nel muro, mi avvicino e dal buco vedo un campo.... ma come, e la casa? Uno scenario da spaghetti western?... forse.

Decido di proseguire e alle 15.00 sono a El Burgo Ranero, ma con disappunto trovoche l'albergue municipal è pieno (il fatto che fino alle 16.00 i pellegrini a piedi abbiano la precedenza su quelli in bicicletta, è una bufala bella e buona). L'impiegata comunale, mi indica due possibilità alternative. Opto per  il "Laguna" 8 euro a letto. Vado a mangiare al Rocas Blancas. Sono le 16.30, ma la titolare mi fa accomodare lo stesso e mi manda la cuoca per informarmi su quello che mi può portare. Una sopa castellana e trancio di tonno alla gliglia con insalata diventano la mia cena (buona) per la cifra di 9 euro.

Vado a letto. Alle 17.30 arriva Joaquìn, ci salutiamo con simpatia, poi io riposo e lui va a mangiare. 

Mancano 33 km. a Leon, considerando come sto, non credo che riuscirò a coprirli in un giorno. Vedremo.

 

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