
Il Cammino di Santiago
da laico

Fontane che danno vino.....
Dal diario del Viandante 26 maggio 2013
Ieri il contatto è saltato, ma possiamo sempre riassumere.
Partito da Uterga alle 7.35, passato attraverso scenari surreali di paesi pulitissimi, disabitati, o presunti tali. Sospetto che gli abitanti si nascondano vedendo arrivare i pellegrini, ogni uscita dal paese venive accompagnata da qualche rintocco di campana, che somigliava tanto a un "cessato pericolo".... ma forse è solo casualità. Sta di fatto che i paesi sembrano realmente disabitati.
Alle 9.00 arrivo a Puente de Reina. Cioccolata calda, due pere (frutti), due banane, un brick di succo d'ananas (o piña, come lo chiamano qui). Faccio rifornimento d'acqua alla fonte a fianco del ponte che dà il nome alla città e via, riparto.
Passo il nulla fra un paese e l'altro, tempo nuvoloso, vento freddo. Ho avuto un'idea merabvigliosa a indossare i pantaloni corti. Intuito.
Passo dal caratteristico borgo di Cirauqui, passo un paio di fiumi e via così fino a Lorca. Ci sono due locali uguali, uno di fronte all'altro, prendo quello a sinistra e mi porto fuori il bocadillo con jamon y queso, come di prammatica. Infilo nello zainetto, faccio rifornimento d'acqua e rotta verso Estella.
Ma si sa quanto periglioso sia il cammino dei viandanti, l'inconveniente è sempre dietro l'angolo ed è così che a Villatuerta i miei piedi dichiarano sciopero senza preavviso. Decido di fermarmi.
"La Casa Magica" è il nome promettente del locale albergue, gestito da una brasileira e da un españolo.
Mi lavano e mi asciugano i panni, mi preparano una cena vegetariana, completa di brodo pollo e mi offrono il vino di Irache, preannunciandomi il passaggio dalle fonti che danno vino (che io pensavo fosse prerogativa esclusiva dei Castelli Romani).
La cena è una delizia, siamo min otto.... io e sette donne: due scozzesi, una delle quali aveva trascorso molto tempo a Gramolazzo per studi botanici, un'americana giovane e abbondante, che non è stata zitta un solo minuto, due londinesi del genere Adfelina e Guendalina e due anziane francesi perse nel vuoto.
La padrona del baccellaio mi mostra un libro che narra (in portoghese) la storia della sua famiglia friulana, emigrata in Brasile a fine 800, che ha fatto fortuna, lavorando sodo.
Mi ha sistemato da solo in una stanza a sei letti e, agli ammiccamenti delle signore anglofone, rispondo che normalemtne sono uso passare le notti a saltare da un letto all'altro.
Capiscono di sicuro, tanto che alle 8.30 sono a letto e poco dopo dormo come un tasso.
Alle 9.30 mi sveglia la bella brasiliana.... ma non per quello che pensate voi e che ho pensato anche io, ma solo per chiedermi se mi scocciava che sistemasse nella "mia" stanza un ciclista appena arrivato.
Certo che no, tutti i pellegrini hanno diritto di asilo.. Per ringraziamento mi mette addosso un'altra coperta... "Es una noche muy fria".
La sveglia delle 6.30 è comandata dal vivace ciarlare delle due scozzesi e dell'americana, nella stanza accanto. Siccome sono sveglio, decido che è ora di alzarmi.
Alle 7.35 lascio l'albergue e mi dirigo verso Estella.
Il sentiero passa attraverso un fiume tramite un ponte di legno molto arcuato. Il ponte è bagnato, col risultato che una bella scivolata fa sì che le mie natiche sbattano con vigore contro il ponte stesso.
Un'esperienza propedeutica all'ingresso nella bella città di Estella.
La cattedrale di Estella è in cima a non so quanti gradini. Decido di percorrerli tutti, prima in sù, poi in giù. Dieci metri più avanti c'è l'indicazione dell'ascensore.
Lasciata la ridente cittadina di Estella, comicio la salita per Villamayor de Monjardin. È meno dura di quanto immaginassi. Arrivo e scopro che che chiese sono ciuse e i bar sono aperti.
Continuo il Camino in mezzo a una campagna sempre uguale, sotto un cielo finalmente terso e un sole gradevole. Unica nota negativa il vento che continua a essere fastidioso e freddo.
Le grandi impree si svolgo così, un passo dopo l'altro....e ridendo e scherzando sono arrivato a Los Arcos, simpatica cittadino in stile spagnolo, con tanto di piazza centrale piena di tavolini con persone che bevono e mangiano. Fra loro Sergio e Sandro che si stanno preparando per arrivare a Torres del Rio (suggerendomi di fare altrettanto), ci penserò, dico mentre li saluto.
Occupo una panchina della piazza, mi levo gli orpelli, le scarpe e decido di offrirmi il pranzo.
La signora del bar mi chiede se voglio un bocadillo o un medio bocadillo. La prima che hai detto, tesoro. Ritorna con 40 cm. di pane, farcito con tortilla de patatas. Le chiedo di dividerlo a metà, una delle quali finisce nello zainetto. Mangio la metà prevista e riparto.
Le carte calcolano circa un'ora e quarantacinque di percorrenza.... lunga e diritta correva la strada.... molto più realisticamente calcolo due ore e mezza, sta di fatto che ci sbagliamo entrambi e in due ore sono a "Casa Mari" albergue di Torres del Rio. Un posto da 7 euro a notte, in un letto sopraelevato in una stanza a cinque.
Gli altri occupanti sono tre francesi e un anziano signore triestino. Mi presento, saluto e comincio a medicarmi i piedi, faccio la doccia, chiamo casa e poi mi faccio fuori il medio bocadillo superstite.
Ora potrei anche andare a vedere la cittadina, ma la pioggia a goccioloni mi convince che è assai meglio andare a dormire. Speriamo che si sfoghi stanotte e non rompa le scatole domani (la pioggia).