
Il Cammino di Santiago
da laico

Le incognite.
È stato come una folgorazione.
Mi sono reso conto che ho affrontato il Camino de Santiago senza alcuna fase preparatoria che non fosse quella fisica, peraltro posta in essere piuttosto blandamente.
Il tarlo inoculatomi in età giovanile dal film di Buñuel, quello che aveva scosso la mia parte profonda, convincendola a farsi domande sul senso delle cose e che aveva, poco per volta, avviato il mio allontanamento dai dogmi, per i lidi più interrogativi della curiosità dell'anima, quel tarlo, dicevo, è stato forse l'unico vero atto preparatorio.
Parlando dell'argomento qualche giorno fa, ho improvvisamente realizzato quanto fosse importante quello che avevo argomentato nella nota del 5 luglio 2013.
In effetti, ero forse l'unico dei pellegrini che affrontava il Camino de Santiago, con la irresponsabile consapevolezza di non avere la minima idea di cosa avrebbe incontrato, in una sorta di viaggio avventura, seppure col comodo materasso della presenza di condizioni tali da garantire, comunque fosse, assistenza e disponibilità ad aiutarmi.
Tutti i consigli e suggerimenti, i diari letti, i siti di pellegrini e tutto quanto si possa ricercare per avere elementi che ti diano una qualche idea di cosa ti aspetti, sono stati perdita di tempo, nel senso che nessuno di loro può mettere in condizione di avere un quadro di cosa si affronterà.
La prima cosa che ho accertato è che il Camino de Santiago non è (per me) una meta turistica, quindi non ho rimpianto la scelta di rifiutare una qualsivolgia guida.
Il secondo elemento che ha spiccato, è la mancata conoscenza dei rituali strettamente legati all'aspetto religioso, con grande soddisfazione dello scoprirli un poco alla volta e disporli nella sistemazione che ho ritenuto più corretta nella scaffalatura della mia memoria.
Da ultimo il distacco interiore dagli altri pellegrini che è capitato di incontrare, un atteggiamento dettato dal convincimento che il pellegrinaggio verso Santiago, fosse un processo di elaborazione dell'anima, o comunque della parte più profonda dello spirito, che dovesse pertanto rifuggire il contatto con gli altri, se non per gli aspetti strettamente più superficiali.
In merito a questo aspetto, per quanto possa sembrare paradossale, dei legami si sono creati, legami di piede, di sofferenza, di reciproco aiuto, legami che impediranno che quelle facce vengano cancellate dalla memoria fino alla fine dei giorni, per quanto la conoscenza non sia stata così profonda, come di solito avviene quando si creino dei legami così stretti.
Tutto questo sta facendo maturare la voglia di percorrere di nuovo il Camino Francés, magari più lentamente, magari con uno spirito diverso nei confronti degli altri, magari con una preparazione più profonda di quella che qualsiasi guida avrebbe potuto darmi, l'esperienza del Camino già fatto senza nessuna conoscenza preventiva e senza una preventiva programmazione spirituale.
7 febbraio 2014